Lunedì scorso, 11 novembre 2019, la Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha condannato alla pena dell’ergastolo Marco Di Lauro, arrestato nel marzo scorso dopo 14 anni di latitanza, come mandante dell’omicidio di Attilio. Il 18 giugno 2015 la Corte di Cassazione aveva disposto il rinvio a giudizio in Corte d’Appello del Di Lauro (già condannato all’ergastolo nella prima sentenza d’Appello). Alla lettura della sentenza erano presenti Rita Carfora e Maria Romanò rispettivamente madre e sorella di Attilio, Bruno Vallefuoco, papà di Alberto (ucciso dalla camorra per uno scambio di persona il 20 luglio 1998), Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo (uccisa da un proiettile vagante durante un agguato di camorra l’11 giugno 1997) e Assessore al Comune di Napoli, Tiziana Apicella della fonazione Polis. Oltre 4 anni sono passati da quel rinvio e quasi 9 anni dalla prima udienza preliminare. Anni durante i quali Rita, Maria e Natalia Aprile (moglie di Attilio) hanno continuato, con tenacia e dignità, a seguire il lungo iter processuale e a chiedere giustizia per Attilio.
“Questa sentenza non ci restituisce Attilio, ma ci dimostra che la giustizia c’è. Ed è utile anche per i giovani che devono capire a cosa portano le scelte sbagliate”. Queste le parole con cui Maria ha commentato la sentenza.
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