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Calabria, giornalisti minacciati. Appello al governo

Pubblichiamo da “Redattore Sociale” del 04/08/10

“Ora intervenga Maroni”. Roberto Rossi: “C’è un clima di paura, e molti colleghi – dopo gli ultimi arresti – temono la rappresaglia. Non c’è tempo da perdere”.

FORLI’ – “Non c’è tempo da perdere. Molti colleghi calabresi temono una rappresaglia dopo gli ultimi arresti. Con i vecchi boss in carcere, e i ‘giovani’ a piede libero la Calabria rischia di incendiarsi di nuovo. I giornalisti temono i colpi di testa di qualche piccolo boss locale… E il rischio dell’autocensura è sempre dietro l’angolo”. Il giorno in cui arriva in parlamento l’interrogazione di Franco Laratta, Paolo Gentiloni, Giuseppe Giulietti, Doris Lo Moro, Nicodemo Oliverio e Rosa Villeco Callipari che chiedono al ministro Maroni di intervenire con urgenza sul “caso Calabria”, Roberto Rossi, giornalista e scrittore esperto di ‘ndrangheta autore assieme a Roberta Mani di “Avamposto, nella Calabria dei giornalisti infami” è preoccupato. Tutti i giorni chiama i colleghi di Calabria Ora, del Quotidiano della Calabria, e sente che c’è tensione, anche paura. L’ultimo episodio di intimidazione risale all’altro giorno, quando è toccato a Lucio Musolino di Calabria Ora vedersi recapitare in terrazzo una tanica di benzina con un biglietto: “Questa non è per la tua macchina, ma per te. Smettila di continuare a scrivere di ‘ndrangheta”. Poco prima di Musolino, era toccato a Riccardo Giacoia di Rai regione, anche lui avvertito e minacciato. Ma prima ancora Saverio Puccio del Quotidiano della Calabria, a Giovanni Verduci, Michele Inserra, Michele Albanese e Giuseppe Baldessarro del Quotidiano della Calabria e ancora a Guido Scarpino e Pietro Comito di Calabria Ora. Minacce anche Leonardo Rizzo e Antonino Monteleone, e infine a Filippo Cutrupi. Tutti cronisti che si occupano di temi delicati, di fatti di malavita, corruzione, di vicende legate a mafia e politica. In tutto 12 cronisti minacciati in sette mesi, in pratica uno ogni due settimane. Tanto da fare preoccupare i parlamentari Pd che hanno presentato un’interrogazione urgente al ministro degli Interni, mentre da più parti si chiede che vengano accelerati i tempi per prevedere nel nostro codice penale un reato specifico relativo al “condizionamento della libertà di stampa”.

“Non c’è più tempo – continua Rossi, che dalla sua nascita collabora con Ossigeno, l’osservatorio sui giornalisti  minacciati messo in piedi da Ordine e Fnsi  e animato da Alberto Spampinato –  bisogna intervenire subito e in modo concreto. L’altro giorno sono stati gli stessi colleghi di Calabria Ora a intervenire sul giornale con una loro lettera che aveva come incipit ‘Presto ci spareranno addosso’. La situazione è grave, tanto più che il giornalista che ha subito minacce sta diventando sinonimo di uno stigma sociale, una persona da cui stare alla larga, un uomo da temere, da allontanare. Il giornalismo calabrese deve invece continuare a indagare, come sta facendo da tempo e senza bavagli di sorta, mentre c’è chi lo vuole fermare, spaventare, censurare. E’ un giornalismo virtuoso che sta facendo bene al Paese, e alla lotta alla mafia. Non può fermarsi così”. In gioco – scrive Franco Laratta, giornalista e deputato che negli anni 80-90 faceva l’inviato di Video Calabria, non è solo la vita dei giornalisti. A rischio è la libera informazione in Calabria. Il rischio è che per un motivo o per l’altro, si trovino sempre meno cronisti disponibili a raccontare la guerra quotidiana che insanguina la terra calabrese. Nell’indifferenza del governo.

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