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Fonti energetiche. Le mafie le considerano un investimento sicuro

Da “Redattore Sociale” del 25/08/10

 

Da un’analisi dell’Europol i possibili scenari per il prossimo decennio del coinvolgimento della criminalità nel settore energetico. “Le analisi indicano che alcuni gruppi sono coinvolti nella fornitura di energia verso e all’interno dell’Ue”

ROMA – Le mani in pasta ce le hanno già, affermano all’Europol, per questo conviene mettersi al sicuro e buttar giù un’analisi strategica dettagliata dei possibili scenari futuri rispetto al coinvolgimento della criminalità organizzata nel settore energetico europeo. Con quest’intento, Europol ha pubblicato uno studio in cui vengono ipotizzati diversi scenari possibili per i prossimi dieci anni, un progetto che rientra nel piano strategico 2010-2014. Lo studio ha coinvolto alcuni specialisti di diritto nell’Unione europea, insieme ad esperti del settore privato, del mondo accademico e della Commissione europea. “La sicurezza energetica è oggi notizia da prima pagina – si legge nel documento -. Crescenti preoccupazioni sul riscaldamento globale e altre minacce ambientali hanno portato l’attenzione dell’opinione pubblica ai problemi energetici in generale. In tutto il mondo e più specificamente nella Ue, sono state espresse perplessità per quanto riguarda la futura disponibilità di energia, in particolare riguardo i livelli di dipendenza dalle importazioni di idrocarburi (petrolio e gas). Allo stesso tempo, le analisi indicano che gruppi di criminalità organizzata sono coinvolti nella fornitura di energia verso l’Ue e negli stessi Stati membri dell’Unione”.
Secondo l’Europol, le organizzazioni criminali vedono nel settore energetico la possibilità di investimenti sicuri a lungo termine. Per questo, sia che i prezzi delle risorse siano stabili o meno, sia che gli approvvigionamenti di energia siano o meno sicuri, gli scenari possibili vedono coinvolte le organizzazioni criminali in diverso modo: dalla speculazione e nel riciclaggio del denaro, con l’aumento della infiltrazione delle società per mezzo di investimenti o attraverso il contrabbando. Ma non solo, si ipotizza l’infiltrazione nello smaltimento dei rifiuti (compresi quelle nucleari) e dell’utilizzo di un possibile conflitto geopolitico come copertura per il traffico. Il tutto rischiando di ricevere un consenso sociale come risultato di una mancanza di cooperazione tra Stati membri dell’Ue. Ma tra gli scenari possibili anche quello caratterizzato da una eccessiva regolamentazione, che paradossalmente potrebbe dare maggiori opportunità alla criminalità organizzata di fornire alternative a basso costo.

Le diverse dinamiche analizzate nello studio verranno utilizzate nei processi decisionali strategici dell’Europol, spiegano, ma saranno anche utili alle autorità competenti degli Stati membri. “Questo è stato un esercizio molto utile per individuare il probabile sviluppo futuro di una significativa area di attività della criminalità organizzata che interessa l’Unione europea – ha affermato Rob Wainwright, direttore di Europol -. Agendo come un osservatorio della criminalità organizzata e le minacce terroristiche nell’Unione europea, Europol intende implementare questo approccio innovativo verso l’identificazione di altri minacce simili nel futuro”. Gli scenari presentati nel documento, ci tiene a precisare l’Europol, non sono previsioni per il futuro. “Per i prossimi dieci anni è improbabile che le cose vadano esattamente come descritto negli scenari – si legge nelle conclusioni del documento -. Tuttavia, questo studio ha messo in evidenza una serie di dinamiche differenti con il potenziale di influenzare l’interazione tra criminalità organizzata e il settore dell’energia a tutti i livelli, nonché le risposte dell’applicazione del diritto comunitario”.

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