Napoli, 26/02/2014
“Non posso negare che quando ho appreso la notizia dell’omicidio Romano’ come cittadino ne sono rimasto sconvolto ed esprimo solidarietà alla famiglia, ma come avvocato non posso non dire che questa storia cosi assurda non deve condizionare il giudizio della corte.”
Cosi ha inizio l’ultima udienza del processo di appello e queste sono le parole con cui l’avvocato difensore di Marco Di Lauro inizia la sua arringa.
Ma facciamo un passo indietro Attilio Romano’ e’ una vittima innocente della guerra di camorra scoppiata a fine 2004 tra i Di Lauro e l’ala degli scissionisti guidata da Raffaele Amato e Cesare Pagano.
Prove: il quadro indiziario e’ granitico e poggia sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia del clan Di Lauro. Uno di loro e’ Vincenzo Lombardi che guidava lo scooter in sella al quale Mario Buono raggiunse la rivendita di telefonia mobile dove Attilio trova la morte. Poi c’e’ Carlo Capasso presente al conferimento dell’incarico omicidiario e che successivamente ha assistito alla partenza dei due esecutori. Secondo le loro dichiarazioni Marco Di Lauro (qualche giorno dopo l’arresto del fratello Cosimo Di Lauro) ha impartito l’ordine di morte per Salvatore Luise nipote del boss scissionista Rosario Pariante e Mario Buono ha eseguito la direttiva (sbagliando pero’ obiettivo e uccidendo un ragazzo innocente). Quel giorno Salvatore non era in negozio, ma era presente solo Attilio era il 24 gennaio 2005, il suo ultimo giorno.
Contraddizioni: durante le udienze di appello gli avvocati hanno più volte spiegato che Lombardi e’ scivolato su fatti rilevanti e non puo’ essere considerato un collaboratore attendibile, il più importante dei quali e’ il luogo in cui sono state fornite le direttive per l’omicidio. La difesa ha avanzato il sospetto che Lombardi abbia corretto il tiro (modificando il luogo prima un bar poi una casa) dopo aver letto sui giornali le dichiarazioni di Capasso che si era pentito prima di lui. Secondo il sostituto procuratore invece, i particolari riferiti da Lombardi combaciano con quelli riferiti da un testimone oculare che vide il killer uscire dal negozio in cui si consumo’ il delitto. Quindi le dichiarazioni di Lombardi e Capasso sono considerate inattaccabili quando accusano Mario Buono.
Nell’udienza del 5 febbraio avviene la discussione degli avvocati di parte civile (legali della Regione e del Comune di Napoli che hanno presentato una memoria difensiva nella quale sottolineano il danno arrecato all’immagine della citta’ e della Regione a causa di questo omicidio) seguita dalle conclusioni dell’avvocato della famiglia Romano’ che chiede la conferma dell’ergastolo per entrambi gli imputati.
Il 12 febbraio udienza in cui vengono ascoltati gli avvocati del collegio difensivo.
Fino ad arrivare al 26 febbraio alla sentenza di appello.
Durante tutta l’arringa l’avvocato difensore cerca di far nascere dubbi alla corte circa la colpevolezza di Marco Di Lauro, sostenendo che non esisterebbero prove del fatto che sia stato lui a commissionare l’omicidio. Si cerca di mettere in dubbio il suo ruolo come mandante.
A questo punto la corte si ritira per deliberare e durante le due ore di attesa, che sono sembrate eterne, le emozioni erano davvero intense. Maria la sorella di Attilio ammette che l’avvocato e’ stato talmente bravo da aver quasi convinto anche lei, la madre Rita aggiunge che la camorra e’ come la gramigna più la strappi e più cresce e si ramifica. 120 minuti in cui la tensione aumentava insieme alla paura di non aver giustizia. Sara’ pur vero che chiunque ha diritto a ricevere un giusto processo e soprattutto di avere una difesa adeguata, l’avvocato e’ stato davvero bravo il dubbio lo ha instillato. Credo pero’ che non si dovrebbe mai dimenticare, anche all’interno di un’aula di tribunale in cui si discute della morte di una persona la cui unica colpa e’ quella di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, la presenta dei familiari. Il dolore e’ qualcosa che non si puo’ spiegare a parole, lo si puo’ sentire ascoltando la voce rotta dall’emozione, lo si puo’ vedere negli occhi delle persone che hanno amato profondamente Attilio. Per questo dolore bisognerebbe avere maggiore rispetto.
La corte rientra confermando la sentenza del processo di primo grado, quindi entrambi gli ergastoli.
Adesso attendiamo la Cassazione, il terzo e ultimo grado di giudizio.
Nel frattempo mi auguro che Marco Di Lauro, latitante dal 2005, possa essere trovato e pagare per suoi reati. Ma soprattutto che quella gramigna possa essere sostituita presto da distese di fiori gialli, i preferiti di Attilio, e che quel colore e quel calore possa accarezzare il volto dei suoi familiari e lenire, se pur di poco, il profondo dolore.
Il lavoro nobilita l’uomo, questo lo si sente sempre ma sara’ vero? Varra’ per tutte le professioni? Io ho qualche dubbio ma di una cosa sono certa: il mio e’ un lavoro prezioso che mi porta ad accompagnare persone speciali lungo un cammino difficile, persone che riescono sempre a donarmi tanto, a donarmi il cuore anche se gravemente ferito. Questo mi nobilita e mi rende libera.
Sonia Mascellino
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